Lunedì 10 settembre 2007
Serata di condivisione sulla comunità
Presenti: Alessandra e Giuliano, Samuele, Alberto, p. Saverio, Claudio, Davide e Silvia, Marco e Maria Grazia (via skype). Lo scopo era quello di condividere le impressioni riportate dall'incontro con Giampiero Zendali e confrontare le nostre visioni sul come procedere. Tento in qualche modo di fare una sintesi (seppur distorta dal mio punto di vista) di quel che ne è uscito. Si possono delineare, estremizzando, due "visioni" differenti. Visione 1: ci interessa costruire una comunità di laici missionari comboniani cercando di realizzare il progetto che abbiamo scritto in questi anni. Deve essere chiaro che chi si aggiunge al gruppo di lavoro deve condividere e collaborare a questo scopo. Visione 2: poiché da soli non abbiamo le forze per realizzare una comunità, l'unica possibilità che abbiamo è quella di inserirci in un progetto di ACF, dove noi porteremo il nostro contributo alla pari di tutti gli altri che vorranno partecipare al gruppo di lavoro. Sono valide entrambe, e proprio per questo dobbiamo cercare di intraprendere una strada che cerchi di conciliare l'una con l'altra. Dobbiamo cercare di proporci a partire da queste prime fasi chiaramente come gruppo laici comboniani e non semplicemente come persone/famiglie che arrivano da un percorso comboniano. Noi, come gruppo laici comboniani, siamo interessati al progetto; questo credo deve essere chiaro. A Giampiero, don Giuseppe e quindi alle altre persone che si uniranno al gruppo di lavoro che andrà formandosi. Il fatto di costituirci in associazione ci aiuterà di sicuro anche in questo passaggio, diventiamo a questo punto qualcosa di ben definito, un entità riconosciuta che può a diventare partner di ACF (in un rapporto quindi più paritario) e in quanto partner avere delle richieste ben precise nel collaborare al progetto. Perché, in effetti, delle richieste ben precise nel progetto che abbiamo scritto ci sono: Deve quanto meno esserci uno spazio disponibile per l'accoglienza di famiglie di passaggio. Non avere questo spazio snaturerebbe del tutto il progetto. Oltre a questo nella comunità un certo numero di appartamenti va riservato in via preferenziale alle famiglie che seguono il percorso dei laici comboniani. Mi vien da dire che le famiglie comboniane (Zanardi, Stefanoni, Figini) che ad ora hanno manifestato l'intenzione di entrare nella comunità trovino posto. Noi ci buttiamo nel progetto, con alle spalle una storia e dei sogni da realizzare. Il nostro progetto di comunità si sviluppa su tre piani:
- piano sociale
- piano pastorale
- piano missionario
In questa prima fase di preparazione del terreno ACF può raccontare molto bene il piano sociale, la ricaduta nel tessuto sociale di un paese di una comunità. Con don Giuseppe cerchiamo di capire cosa può significare il piano pastorale. Ed infine noi, sostenuti dall'istituto comboniano, raccontiamo cosa per noi significa piano missionario. A proposito di sostegno dall'istituto comboniano, il suggerimento di p. Saverio è di procedere sulla strada dell'associazione facendo pervenire al Provinciale e quindi al Consiglio la bozza dello statuto chiedendo da una parte il ‘permesso' di definirci in qualche modo comboniani, dall'altra una mano formale con ACF per essere riconosciuti come gruppo comboniano nel gruppo di lavoro sulla comunità di Gorla.
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