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Cercare di essere missionario... Stampa

Cari amici del gruppo di Venegono,

ci va di condividere con voi un punto presentato negli spunti di riflessione che abbiamo vissuto personalmente durante la nostra esperienza in Mozambico, e per l'esattezza il cercare di essere missionario più nell'essere e nello stare insieme che nel fare.

Lavoriamo in un progetto di un padre missionario comboniano che negli ultimi 10 anni ha creato un'opera enorme, che per continuare ha bisogno di notevoli entrate finanziarie. Le 4 missioni sostenute (dislocate su un'area grande come la Lombardia) hanno quasi 7.000 alunni di cui circa 3.000 sono convittori; hanno ognuna un centro sanitario, di cui uno è un ospedale ed hanno dei costi di gestione che variano dai 30.000 ai 40.000 euro al mese.

Il beneficio portato alle popolazioni della zona è enorme e può essere paragonato ad un intervento di una ONG.

La nostra presenza missionaria come LMC è sempre stata intesa in termini di lavoro professionale in quanto un'opera così grande ha bisogno di personale qualificato. L'aspetto della preghiera e della condivisione viene trascurato, presi come si è dall'enorme mole di lavoro.

All'inizio ciò ci gratificava parecchio, anche perché il metro di giudizio della nostra cultura è basato sul materiale, sul visibile, sul quantificabile. Vedere strutture che nel giro di poco tempo venivano eseguite in luoghi dove prima non c'era nulla, gratificava e faceva sentire bravi; l'immediatezza del risultato confortava l'animo e ci faceva sentire sicuri, capaci, faceva sentire il nostro intervento importante (e di conseguenza anche noi ci sentivamo importanti).

Con l'andare del tempo però ci siamo accorti che la mancanza del livello spirituale iniziava a porre interrogativi sul nostro stile di presenza. Che differenza c'è, per me Daniele, dall'essere LMC in Mozambico con l'essere un buon cristiano che lavorava in banca?

Cosa vuol dire essere missionari e cosa vuol dire essere comboniani? Ed essere LMC?

La risposta la si può trovare solo con la preghiera, che però è molto più fertile se riportata nella dimensione comunitaria della condivisione.

Io e Silvia abbiamo lottato in questi anni in Mozambico perché la dimensione spirituale e missionaria dei LMC venisse presa in considerazione affiché i laici non fossero visti solo come forza lavoro qualificata e mandata separatamente dove c'era bisogno, ma si creasse una comunità di LMC che iniziasse con la presenza e la condivisione a pensare al proprio carisma e solo successivamente nell'azione che ne è la naturale conseguenza.

Il Signore sembra aver sentito le nostre preghiere e il nuovo Consiglio provinciale, guidato da un giovane sacerdote molto attento al movimento laicale, ha deciso l'apertura della prima comunitá di LMC nel Nord del Mozambico.

Ora inizia la sfida vera e propria che troverà due grandi ostacoli:

  • Il riuscire a stare insieme. Solo con l'amore che Dio ci mette nel cuore possiamo amare chi ci sta vicino, con le sue differenze e difetti, e possiamo cementare la base del compromesso alto che ci fa rinunciare a qualche cosa di noi stessi per andare incontro alle necessità dell'altro. L'amore di Cristo crocefisso che ci dà la forza di rinunciare alla nostra vita, di spezzarla per donarne una parte a favore degli altri, anche se questo va contro ciò che pensiamo sia giusto.
  • L'andare avanti autonomamente senza l'aiuto finanziario dei padri comboniani o delle istituzioni religiose, al fine di vivere il nostro carisma liberamente e senza influenze per poter lasciarsi trasportare dallo Spirito verso orizzonti nuovi che non vengano delimitati da una Chiesa che purtoppo è troppo spesso vecchia nelle sue metodologie e nelle persone e che ha bisogno di essere rinnovata.

Questa ultima sfida ne porta automaticamente un'altra: è molto più difficile trovare chi aiuti mantenendo la semplice presenza di chi aiuti per costruire una scuola o un ospedale. E per noi laici è ancora più difficile rispetto ai padri.

Ma questo è il passo necessario per poter concentrarsi primariamente sullo stare e non sul fare.

Concentrarsi sulla persona, sull'incontro, sul conoscersi per scoprire in chi ci sta vicino la presenza di Dio e cercare di farla crescere perché così scopriremo una dimensione nuova che arricchirà la nostra.

Stare per poter capire con calma e intelligenza i veri bisogni dell'altro e poi poter  fare partendo da ciò di cui realmente l'altro necessita, senza cadere nel tranello delle metodologie di intervento classiche e preimpostate che trovano più facilmente fondi ma che hanno già dimostrato tutti i loro limiti.

Ed è questo l'aiuto che i LC in Italia dovrebbero prendere come impegno, come legame tra chi parte e chi rimane. Un impegno ed un aiuto difficile da ricevere per chi parte (è molto più facile ricevere soldi da una organizzazione come compenso per un lavoro che da delle persone concrete) ma che è la base per i legami forti, quelli che più di ogni altro ci fanno capire la nostra dipendenza dagli altri, che ci fanno spezzare il pane con chi dall'altra parte del mondo sente forte nel cuore lo stesso Dio.

 


Combinazione Onlus - associazione di volontariato - c.f.: 90035090126