Vivere in comunità: come essere una comunità missionaria |
Preghiera del Mattino Canto iniziale: Laudato sii mi Signore. Iniziamo questa giornata insieme, nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.
Sal 112:1 Lode al Signore. (A cori alterni uomini e donne).
Alleluia. Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore. 2 Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre. 3 Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore. 4 Su tutti i popoli eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria. 5 Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto 6 e si china a guardare nei cieli e sulla terra? 7 Solleva l'indigente dalla polvere, dall'immondizia rialza il povero, 8 per farlo sedere tra i principi, tra i principi del suo popolo. 9 Fa abitare la sterile nella sua casa quale madre gioiosa di figli.
Sal 132:1 La vita fraterna (Lo recitiamo tutti insieme).
Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! 2 È come olio profumato sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste. 3 È come rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion. Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 13,34 Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
Gv 15,12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
Preghiera Signore, Dio della vita e della storia sostienici nel nostro cammino, donaci il coraggio di condividere le gioie e le sofferenze dell'umanità per costruire un mondo altro dove ci sia vita per tutti. Che il nostro amore sia condiviso, la nostra famiglia aperta e la nostra casa accogliente. Che come la casa di Nazaret sia luogo di comunione e di pace, di preghiera, di fraternità e solidarietà. Donaci la sapienza del cuore e la forza del tuo spirito affinché ogni giorno della nostra vita sia vissuto nella fedeltà e che gli impoveriti, i crocefissi della storia siano sempre i nostri prediletti, come lo sono per Te. Tu che sei l'amore, Signore non abbandonarci. Tu che hai promesso di essere con noi tutti i giorni, fino alla fine della storia. Amen
Dopo un momento di silenzio, liberamente facciamo risuonare le parole che abbiamo ascoltato, ringraziamo...
Padre Nostro
Canto finale: Chi? Spunti di Riflessione: Volontà di stare insieme (riflessione di Silvano Fausti) Ciò che tiene insieme la comunità e la fa vivere è la volontà di stare insieme. Può sembrare lapalissiano, ma se in ogni scelta non c'è questa volontà, inevitabilmente ci si divide. Cessa la comunicazione e la comunione. Perché il male e l'egoismo c'è, anche senza volerlo! Nulla insidia il "divisore" più dello stare insieme, di tutto si serve per portarci alla frattura. Quando questa accade - ed è inevitabile che accada! - bisogna riconciliarsi al più presto, senza lasciar spazio al silenzio e al rancore di approfondire il fossato. "Non tramonti il sole sulla vostra ira": esprimi invece, con parole o per lettera, le tue scuse - sei sempre colpevole tu della divisione, anche se hai ragione, perché nessuna ragione è sufficiente per il male! - , e rinnova la tua stima e il tuo affetto verso l'altro, in modo che il male non spezzi, ma, nel perdono, rafforzi il vincolo d'intesa. Tutti hanno il desiderio, ma pochi la volontà e meno ancora la "cultura" dello stare insieme. Esso va efficacemente voluto e sapientemente coltivato come valore supremo. Infatti la divisione è estraniazione, tumore, amputazione, perdita della forma vitale, morte. Unione e divisione stanno tra loro come vita e morte. L'uomo è animal politicum, costituito (o distrutto) dalle sue libere relazioni, dalle più elementari alle più complesse. Chi è di nessuno, non è. Senza il "tu", non c'è l'"io", che sempre è dato in un "noi". Ogni creatura è necessariamente limitata. L'uomo è coscienza del suo limite (quindi necessaria trascendenza!). Questo diventa il luogo di un'angosciante chiusura con continua guerra d'attacco/difesa, o il luogo di apertura, comunicazione, comunione e gioia. O mi chiudo nello scoramento e nel mutismo, aprendo la bocca solo per giudicare e condannare gli altri; oppure mi apro, aprendo il cuore per accogliere e la bocca per comunicare. Per essere parte attiva bisogna crescere e sforzarsi - almeno con un minimo di risultato passabile - per conquistare quegli atteggiamenti interiori che rendono possibile lo stare insieme. Per questo è necessario conoscere e far crescere quegli atteggiamenti che favoriscono quel bene che è lo stare insieme. Non è un semplice "trucco" ciò che fa funzionare l'essere insieme. È un vero lavoro cosciente e intelligente, paziente e diligente. La comunità è fatta per tutti. Ma pochi sono in grado di realizzarla. Esige infatti n continuo esercizio di dimenticanza di sè e di attenzione all'altro - cosa per persone olto adulte e libere! -, di intelligenza per discernere ciò che è meglio e di volontà efficace per attuare un grande lavoro su di sé. Oltre la spontaneità del desiderio, ci vuole una vera e propria educazione ed ascesi personale per essere capaci di realizzare ciò che tutti desiderano, ma pochi conseguono. Tutti infatti vogliono i frutti. Pochi sono quelli che sanno coltivare la pianta che li produce. Ma il risultato è molto più bello e buono di quanto pare a prima vista.
Daniele e Silvia ci scrivono... ... la novitá della vita comunitaria. Una volta si viveva tutti assieme nelle corti: grandi case a forma di ferro di cavallo dove l'intera famiglia era raggruppata. Nonni, zii, cugini... tante persone che condividevano il lavoro quotidiano, sempre pronti a darsi una mano uno con l'altro. Forse non c'era molta privacy, di sicuro i problemi del vivere insieme non mancavano ma pare che funzionasse. Di certo non ci si sentiva soli. Adesso ognuno fa per se, organizzati dal sistema basato sul denaro, ci si sente autonomi e autosufficienti, non si ha piú bisogno degli altri ma alla fine si soffre di solitudine quando, dopo aver chiusi a chiave la porta di casa, ci si rende conto di non sapere neanche il nome del proprio vicino di casa... sembrano luoghi comuni, e non mi va di caderci, ma in fondo la realtá é questa: 6 miliardi di persone sulla terra e ci si sente soli... è incredibile quanto sia a volte assurdo l'animo umano. Non dico che tutti debbano vivere in comunitá, ma scambiare quattro chiacchere ogni tanto ed essere sereni quando si incontra il vicino per le scale si puó anche fare. Del resto, con la parola "comunità" si indica un gruppo di persone accomunate da un interesse o un ideale, quindi non basta andare tutti d'accordo, non è così semplice. Penso alla comunitá costituita da marito e moglie. Ci si sceglie, eppure quanto si fa fatica ad andare avanti assieme ogni giorno sotto lo stesso tetto ognuno con le sue piccole o grandi necesitá Noi abbiamo solo una piccola esperienza di vita comunitaria: una anno nella Comunità ACF di Ballabio. Siamo stati accolti con molto affetto e ricordiamo con nostalgia quel periodo. Ci hanno dato tanto e ce ne stiamo rendendo conto soprattutto adesso, che la casa/ufficio porta ad accogliere un via vai di persone di tutte le nazionalitá. In ACF eravamo accolti dalla famiglia di Anna e Giorgio che, dovendola definire, è semplicemente eccezionale. Stando a Ballabio abbiamo potuto entrare nella realtá nelle dinamiche della comunitá e la conclusione é che non si tratta di extraterrestri, ma di persone semplici e umili che non si nascondono, famiglie che hanno trovato il loro equilibrio e che sono disposte a lanciarsi in sfide difficili e faticose come per esempio l'accoglienza di bambini o giovani con problemi. Ora che viviamo sulla nostra pelle il significato di essere la famiglia che accoglie, ci rendiamo conto di come sia una dimensione che non sempre si guadagna con l'impegno, ma che spesso si ha come dono. Il vivere assieme agli altri in forme di comunione molto stretta, come quelle di ACF, ci ha fatto capire come sia una vera e propria vocazione, sulla quale meditare, pregare e provarsi prima di sceglierla, prima di fare male a se stessi ed agli altri.
Domande:
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