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La famiglia: cosa significa essere una famiglia aperta alla missione Stampa

PREGHIERA DEL MATTINO


"La famiglia: cosa significa essere una famiglia aperta alla missione"

 

Canto iniziale: Grandi cose

 

RIT.: Grandi cose ha fatto

il Signore per noi,

ha fatto germogliare

fiori tra le rocce.

Grandi cose ha fatto

il Signore per noi,

ci ha riportati liberi

alla nostra terra.

Ed ora possiamo cantare,

possiamo gridare

l'amore che Dio ha versato su noi.

 

Tu che sai strappare dalla morte,

hai sollevato il nostro viso

dalla polvere.

Tu che hai sentito il nostro pianto,

nel nostro cuore hai messo un seme

di felicità. RIT.

 

Dal Salmo 103 "Inno all'amore" (recitiamo a cori alterni)

 

Lascia sgorgare dal tuo cuore la gioia

e traducila in lode al Signore;

lascia sgorgare dal tuo cuore la gioia

ripensando a tanti doni di Dio.

 

Il Signore ti da sempre fiducia,

ti rinnova l'entusiasmo di vivere

e il tuo spirito ritorna giovane

come aquila librata nelle altezze.

Buono e paziente è il Signore,

forte e insieme compassionevole,

capace di quella dolce tenerezza

che sgorga da un grande amore.

 

Immenso è l'amore del Signore,

un amore senza confini,

senza limiti di tempo e di spazio,

senza riserve, paure o ricatti.

 

Questo intuisce e gusta

chiunque sa fidarsi di lui,

ogni uomo che si addentra

nel segreto mistero di Dio.

 

Uomini di ogni nazione, popolo, cultura

e creature che vivete sulla terra

innalziamogli un canto di lode

e benediciamo in eterno il suo nome.

 

Dal vangelo secondo Giovanni (2,1-11)

In quel tempo ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, donna? Non è ancora giunta la mia ora". La madre disse ai servi: "Fate quello che vi dirà". Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua divenuta vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono". Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria ed i suoi discepoli credettero in lui.



Il segreto di Gianna Beretta Molla, santa, mamma di famiglia (dai Manoscritti, anni 1946-1949)

 

«Le vie del Signore sono tutte belle, purché il fine sia sempre quello: salvare la nostra anima, e riuscire a portare tante altre anime sante in paradiso, per dare gloria a Dio». «Sorridere a Dio, da cui ci viene ogni dono. Sorridere ai genitori, fratelli, sorelle, perché dobbiamo essere fiaccole di gioia, anche quando ci impongono doveri che vanno contro la nostra superbia. Sorridere sempre, perdonando le offese. Sorridere in società, bandendo ogni critica e mormorazione. Sorridere a tutti quelli che il Signore ci manda durante la giornata. Il mondo cerca la gioia ma non la trova, perché lontano da Dio. Noi, che abbiamo compreso che la gioia viene da Gesù, con Gesù nel cuore portiamo la gioia. Egli sarà la forza che ci aiuta».

(breve momento di silenzio)

Preghiere libere di intercessione, ad ognuna rispondiamo: "Signore, donaci la gioia e l'entusiasmo di vivere il Vangelo"

 

Padre nostro

Preghiera finale (insieme)

Questo nuovo giorno sia veramente tuo,

da Te condotto nella mia vita, secondo la tua volontà.

Che io sia guidato per mano di te.

A te affido quanto ho di più caro:

la famiglia, la vera amicizia, il lavoro, le mie responsabilità,

i miei problemi, le mie sofferenze, la mia città, la mia patria.

Affido a te la mia fede debole, il mio coraggio incerto,

la mia fiducia spenta, la mia volontà stanca,

il mio cammino disorientato.

Dammi tu l'energia per vivere con dignità,

per affrontare e superare le difficoltà, con coerenza e coraggio.

Fammi, Signore,

strumento di pace dovunque sarò, con chiunque mi incontrerò,

e in qualunque vicenda verrò a trovarmi.

Signore, sento che tu mi stai dicendo: "Buon giorno!"

Grazie Signore!

È questo l'unico augurio di cui ho veramente bisogno,

non solo perché sincero

ma perché onnipotente!

 

Canto finale: "Chiara è la tua sorgente"

 

Chiara è la tua Parola che guida i passi del mio cammino

Chiara è la tua sorgente: quest'acqua viva che mi ristora.

Chiara è la luce amica del sole nuovo che mi riscalda.

Chiara è la notte stessa perché tu vegli sui figli tuoi.

 

Rit: E non andrò, lontano mai da te

E canterò la vita che mi dai

E seguirò la strada che tu fai

Ed amerò i figli che tu avrai!

 

Amo la tua bellezza che mi sorride nei miei fratelli.

Amo la tenerezza che mi circonda di mani amiche.

Amo il tuo canto eterno dietro lo sguardo di un nuovo figlio.

Amo anche il tuo silenzio perché vuol dire che ascolti me.

 

Rit.

BRANI PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

 

Riflessione del cardinale Tettamanzi (Gn 2,24: "Uscire" e "andare")

 

"Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne".

Nei due verbi che appaiono in questo versetto ("abbandonerà", "si unirà") si possono ritrovare i due necessari momenti del comunicare.

Si comunica nella misura in cui si sa affrontare e vivere fino in fondo l'esperienza dell'esodo, per uscire da sé ("allora l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre"), così come l'esperienza di andare verso l'altro.

L'uscire da sé è essenziale se si vuole essere davvero attenti all'altro, se si vuole sviluppare in continuità questa necessaria disponibilità ad ascoltare l'altro.

L'esodo e l'uscire da sé indicano forse anche lo sforzo che è chiesto perché si realizzi la comunicazione, lo sforzo per il superamento di noi stessi.

Potrebbe comportare l'impegno a non misurare l'altro su di sé, a non pretendere che l'altro sia a nostra immagine e somiglianza.

E l'altro movimento del comunicare: l'andare verso l'altro. Mi pare che ciò sia possibile a una duplice e simultanea condizione.

La prima: dobbiamo avere viva dentro di noi la coscienza della nostra povertà.

E in secondo luogo, strettamente congiunta alla prima, la coscienza viva della nostra ricchezza.

Soltanto se ci sentiamo insieme poveri e ricchi, possiamo uscire da noi incontrarci con l'altro. Coscienza della povertà significa che noi abbiamo bisogno degli altri; e l'incontro con l'altro diventa una risposta alla nostra personale povertà. Alcune volte questa coscienza della propria povertà è compromessa o addirittura radicalmente cancellata da quelle forme di autosufficienza, di sazietà di noi stessi che uccidono sul nascere il fenomeno umano del comunicare.

Ma bisogna che la coscienza della propria povertà si coniughi con quella della propria ricchezza. Abbiamo certo bisogno degli altri, ma anche gli altri hanno bisogno di noi, noi possiamo e dobbiamo dare qualcosa di noi stessi agli altri, abbiamo una parola importante da offrire agli altri perché si realizzi la nostra e la loro personalità. Se non è bene essere autosufficienti e sazi di noi stessi, è altrettanto vero che non è bene essere sfiduciati nei confronti di noi stessi e posseduti in maniera esagerata o addirittura patologica da quel complesso di inferiorità per cui si ritiene di non avere nulla da dire, soprattutto nulla da offrire, da donare all'altro. Ancora più importanti per la problematica della comunicazione dentro la coppia e conseguentemente nella famiglia, sono le altre parole nel versetto conclusivo.

Dopo l'indicazione del duplice movimento dell'uscire da sé e dell'andare verso l'altro, ecco la conclusione: "I due saranno una sola carne".

È una delle espressioni più folgoranti dell'intera rivelazione biblica, perché rivela il mistero della coppia umana come coppia fatta ad immagine e somiglianza di quell'infinito mistero di amore, di relazione e di comunicazione che è il ministero di Dio uno e trino.

Scrive il card. Biffi che analogamente a quanto avviene nella Trinità, «nella famiglia umana come è stata pensata da Dio, lo sposo è totalmente diverso dalla sposa ed essere genitori è totalmente diverso dall'essere figli; ma sposo e sposa, genitori e figli devono essere un'unica cosa nell'unità della casa. Il rispetto della singolarità e della irripetibilità delle persone non deve insidiare l'unità, e la ricerca quotidiana dell'unità non deve soffocare l'originalità inedita di ciascuno dei componenti. Ciascuno ha un volto, un cuore, un'anima sua, e dall'unità dei volti, dei cuori, delle anime nasce e sussiste il miracolo della famiglia».

 

Brani tratti da "Famiglia e missione" di Francesco Grasselli

"Il vero amore per il prossimo nasce dalla spontaneità, non è riservato a momenti particolari o ad occasioni speciali, ma si evidenzia nella quotidianità della vita. L'autentico culto da rendere a Dio è farsi prossimo agli altri uomini. L'agire misericordioso, l'aver compassione e farsi carico della sofferenza altrui, questo sarà il criterio del giudizio finale. L'unica distinzione che Gesù fa è tra chi ha amato e chi non ha amato. Tutte le altre distinzioni: uomo/donna, prete/laico, credente/ateo, ricco /povero non ci sono. L'oggetto del giudizio sarà la capacità di solidarietà-condivisione-compassione e non riguarderà tanto i risultati ma il modo come la solidarietà è stata vissuta, la passione che si è messa vivendo la solidarietà

La famiglia è la prima comunione di persone, cioè il primo posto dove le persone mettono in comune se stesse, partecipando e condividendo tutto quello che hanno, che fanno, che sentono e che sono, ma senza annullarsi l'una nell'altra, anzi conservando ognuna la propria personalità la famiglia cristiana è il primo luogo in cui si fa Chiesa, è in qualche modo, sacramento di unione degli esseri umani fra loro e con Dio. È questo che rende la famiglia cristiana costitutivamente missionaria".

 

Messaggio per la giornata missionaria mondiale 1994

"La famiglia cristiana non può chiudersi in se stessa: l'amore che riceve da Cristo la apre agli altri, la spinge verso chi ha bisogno. Se accoglie e vive il vangelo,non può che essere presente e attiva dentro la comunità cristiana alla quale appartiene. In questo la famiglia cristiana è chiamata ad evangelizzare le altre famiglie, sia nel dialogo

diretto sia con la partecipazione di incontri, gruppi, iniziative destinate ad una crescita comunitaria in ordine ad una testimonianza concreta ed efficace con le opere della giustizia e della carità e con la predilezione verso i più poveri.

 

Prima le pietre:

Per colpire nel segno un giorno un professore chinandosi sotto la cattedra, tirò fuori una decina di pietre, di forma irregolare e con attenzione, una alla volta, le infilò nel barattolo. Quando il barattolo fu riempito completamente così che nessun'altra pietra potesse essere aggiunta, chiese alla classe: "il barattolo è pieno?". Tutti risposero di sì. "davvero?". Si chinò di nuovo sotto il tavolo e tirò fuori un secchiello di ghiaia versò la ghiaia agitando leggermente il barattolo, di modo che i sassolini scivolassero negli spazi tra le pietre. Chiese di nuovo: "adesso il barattolo è pieno?". La classe capì "probabilmente no", rispose uno. "bene", replicò l'insegnante. Si chinò sotto il tavolo, prese un secchiello di sabbia e la versò nel barattolo, riempiendo gli spazi liberi. Di nuovo: "il barattolo è pieno?". "no" rispose in coro la classe. "bene" rispose l'insegnante. Tirata fuori una brocca d'acqua la versò nel barattolo fino all'orlo. "qual è la morale della storia", chiese a questo punto. Una mano si levò . Una mano si levò: "la morale è che non importa quanto fitta di impegni sia la tua agenda; se ti impegni, ci sarà sempre un buco per aggiungere qualcos'altro!". "no, il punto non è questo. La verità che questa immagine ci insegna è: se non metti dentro prima le pietre non ce le metterai mai. Quali sono le pietre della vostra vita? ricordate di mettere queste pietre prima, altrimenti non entreranno mai. Se vi esaurite per le piccole cose (la ghiaia, la sabbia...) riempirete la vostra vita di cose minori di cui vi occuperete non dando mai il giusto tempo alle cose grandi e importanti (le pietre)".

 

Domande:

  1. Quali sono le pietre della tua vita?
  2. "Andare avanti solo per andare avanti non è camminare. Camminare è andare verso qualcosa, è prevedere l'arrivo, lo sbarco!" dice Helder Camara. Dove sentiamo di voler sbarcare, come singoli e come coppia?
  3. La missione comincia alla porta di casa, ci sentiamo chiamati alla missione nel nostro ambiente? Come lo facciamo?
  4. C'è uno stesso sentire la missione "lontana" in famiglia oppure ci sono divergenze?
  5. Cosa faccio per accrescere questa tensione verso il "lontano" in famiglia?
 


Combinazione Onlus - associazione di volontariato - c.f.: 90035090126